Gli aumenti dell’energia creano l’effetto domino tra mangimifici e produttori di latte
Parte integrante della filiera zootecnica pugliese e lucana, le aziende mangimistiche pugliesi accusano la stretta della crisi delle materie prime e degli elevati costi dei trasporti e dell’energia ma si impegnano “a tenere i rialzi dei prezzi del mangime al minimo possibile compatibilmente con gli elevatissimi prezzi correnti”. In un comunicato rivolto, in primis, agli operatori dela filiera lattiero-casearia, ben nove industrie di produzione di alimenti per la zootecnia fanno sapere che già combattono contro i rincari dovuti alle mutate situazioni internazionali assicurando comunque di non far ricadere tutto l’onere degli aumenti sul mondo allevatoriale meridionale.
Nel contempo, i produttori prevedono che, a fronte degli sconvolgimenti dovuti ai nefasti eventi negli scenari di guerra, la filiera lattiero-casearia non potrà non risentirne generando probabilmente insolvibilità tra i produttori di latte e di carne. “Per cautelarci - sottolineano i mangimifici - dovremo mettere in atto già da subito una forte stretta creditizia verso i nostri clienti”. Insomma, si va verso una selezione del target di riferimento, ovvero le stalle che già soffrono degli aumenti dei costi energetici, produttivi e appunto degli alimenti animali.
“Se la filiera non riuscirà in tempi brevi a trasferire gli aumenti a valle - continua la nota - la situazione diverrà insostenibile provocando un inevitabile effetto domino sulle stalle”. “Abbiamo il dovere di tutelare - comunicano i produttori di mangimi - le nostre aziende e i nostri dipendenti”. Il documento è indirizzato anche agli assessorati alle risorse agricole delle Regioni Puglia e Basilicata ed è firmato dal più nutrito gruppo di mangimifici operanti tra Noci (tre aziende) Altamura (due), Alberobello (due), Gioia del Cole e Modugno per un fatturato complessivo di circa 400 milioni di euro e un’occupazione di duecentocinquanta unità lavorative.